Cuore del PNALM (parco nazionale Abruzzo, Lazio, Molise), a 100 anni dalla sua fondazione, protegge una delle aree più pregiate d’Europa, dove vivono specie vegetali e animali uniche al mondo.
Testimonianze della presenza dell’uomo ci portano ad oltre 17 000 anni fa, prima in forma di nomadismo legato alla caccia, poi con la fondazione dei primi insediamenti fortificati, a controllo delle vie di accesso, quindi la colonizzazione del fondovalle affiancata allo sviluppo della pastorizia ed agricoltura. Restano numerose testimonianze, tra cui fortificazioni e necropoli, dei vari gruppi etnici che man mano si sono insediati: Pentri, Volsci, Marsi, Sanniti, Longobardi… fino alle scorribande dei Saraceni che spinsero di nuovo le popolazioni ad insediarsi su alture e luoghi facilmente difendibili. Per cui oggi ti ritrovi ad attraversare un paesaggio immerso nel verde, in cui è veramente scarsa la presenza dell’uomo, per trovare poi dietro ad una curva uno di questi borghi arroccati sulla montagna, caratteristici della Val di Sangro. Nella storia recente l’emigrazione, l’esodo verso i grandi centri urbani, le ferite della seconda guerra mondiale, gli importanti eventi sismici del 1915 e del 1981, la speculazione edilizia degli anni ’70, hanno in parte compromesso il patrimonio architettonico ed assottigliato notevolmente la popolazione locale. Per fortuna il Parco ha permesso di conservare in parte il fascino, le tradizioni ed il paesaggio di un tempo, promuovendo l’attività di allevatori e coltivatori nella convivenza rispettosa della fauna locale.
Pescasseroli, tra il colle del Castello, quasi a strapiombo con i suoi ruderi di un’antica civiltà, ed il fiume Sangro, è la capitale pastorale di questa zona. Una delle grandi “vie d’erba” inizia proprio qui a partire dal ponte di Santa Venere dove le famiglie si salutavano ad ottobre ed i pastori tornavano poi ai pascoli montano a giugno. La transumanza, sul regio tratturo Pescasseroli-Candela di 211 km, dal Parco fino alla Puglia, passando da Molise e Campania, è un misto di transito e pascolo, una strada erbosa lungo la quale uomini ed animali giungevano alla meta in circa 14 giorni. Pochi sono ormai i tratti rimasti di questa antica via, interrotta e sovrascritta da infrastrutture moderne, ma anche cancellata dall’avanzata della vegetazione che, in assenza di grandi greggi che vi pascolavano un tempo, tende a riappropriarsi di terreni e paesaggi naturali.
Vi consigliamo di recarvi al centro Natura di Pescasseroli, sede del Parco, museo con diorami, informazioni ed area faunistica attrezzata in cui è possibile osservare alcuni esemplari di fauna del Parco, che si trovano lì perché trovati feriti o con problemi tali da non poter essere reintrodotti allo stato selvatico. Gli orsi da noi visti nell’oasi non sono marsicani ma europei, provenienti da un sequestro nei paesi dell’est, in cui ancora vengono usati in manifestazioni-esibizioni e mantenuti in condizioni non rispettose delle loro caratteristiche. Qui almeno, pur in cattività, potranno godere di un minimo di spazio, cibo ed acqua a disposizione. L’orso marsicano purtroppo è in pericolo d’estinzione: sono rimasti circa 60 esemplari, tutti imparentati tra loro, per cui non è garantita quella variabilità genetica che permette la sopravvivenza di una specie.