Fotografia

“Belin i filtri costano” …come direbbero dalle mie parti.
Un buon filtro polarizzatore e un UV di protezione incidono sul budget arrivando a costare un centinaio di Euro o più, da moltiplicare eventualmente per i vari obiettivi del corredo.
Come risparmiare?

 

Gli effetti di usare un filtro

Il vetro di un filtro, anche se sottile, va sempre considerato come un componente dello schema ottico dell’obiettivo. Sono due superfici aggiuntive di contatto, aria-vetro e vetro-aria, che i fotoni devono attraversare nel loro percorso verso il sensore CCD. Due interfacce che ne modificano traiettoria e velocità.
E’ vero che il risultato dovrebbe essere a costo zero, essendoci la stessa aria da una parte e dall’altra del vetro. Tuttavia una serie di fenomeni fisici guasta la festa.
Senza esagerare con la fisica e l’ottica, basta pensare all’effetto delle riflessioni di un raggio di luce su un vetro, oppure alla deformazione dell’immagine prodotta dal vetro antico di una finestra, ondulato dal tempo.
 

Primo: non penalizzare la qualità

Scegliendo un filtro questa è la regola base.
Come non ha senso spendere mille-mila Euro per un corpo macchina dell’ultima generazione e applicargli un obiettivo da pochi soldi, così non ha senso spendere molto per una buona ottica e schermarla con un filtro “coccio di bottiglia”.
Il vetro ottico di un filtro deve avere le seguenti caratteristiche:
- ottima qualità (omogeneità, composizione, ecc.)
- perfetta planarità e parallelismo delle superfici
- trattamento antiriflessi all’altezza
Ciò fa levitare il prezzo, ma ne vale la pena.
Un problema aggiuntivo è dato dal fatto che i costruttori di obiettivi usano diametri differenti per le montature delle ottiche, obbligando spesso a fare i conti con più misure. Al limite ci si trova con un diametro diverso per ogni ottica.
Detto fra parentesi: la qualità professionale di un corredo ottico è anche data dall’avere un paio, e non di più, di diametri per le ottiche che contano.
 

Quindi? Come abbattere i costi?

Poichè costo e ingombro sono i due fattori più importanti vediamo come fare.
Non sottovalutiamo infatti che, girando in vacanza con lo zaino pieno di colazione al sacco, borraccia, maglioni, ecc., avere una coppia di filtri per ogni obiettivo aumenta il peso e l’ingombro, oltre che il costo dell’attrezzatura.
Esistono gli anelli di raccordo, filettati, che permettono di usare un filtro di diametro maggiore su un obiettivo con montatura di diametro inferiore.

Il loro nome tecnico è “step-up”, cioè filetto maschio sulla montatura di diametro inferiore (per l’ottica) e femmina su quella di diametro superiore (per il filtro).
Il passo del filetto dei filtri è ormai standard, quindi quello che si deve guardare è solo il diametro in millimetri. Solitamente il primo numero è quello del diametro della montatura dell'obiettivo, il secondo quello del filtro.

CI sono dei diametri più utilizzati e su siti di e-commerce si trovano fra i 10€ e 20€ degli interi set di raccordi. Sono in complesso meno costosi della somma di tutti i raccordi comprati singoli, ma hanno un inconveniente: per scalare di due o tre misure si devono usare più anelli sovrapposti. Non è mai bene mettere più un anello di raccordo fra filtro e ottica, per mantenere quest’ultimo più vicino possibile alla lente frontale. Si evitano così l’aumento delle aberrazioni e la vignettatura. Queste sono rispettivamente causa di un degrado della qualità dell’immagine e dell’oscuramento degli angoli del fotogramma.

Basta quindi compare il filtro con il diametro adatto all’obiettivo che ha il diametro più ampio e il gioco è fatto. Gli si affiancano gli anelli di raccordo adatti e lo si può montare su tutti gli altri obiettivi di diametro inferiore.
L’inverso non funziona: un filtro piccolo su un obiettivo di diametro più grande appare nell’immagine come una forte vignettatura.

 

Non è tutt’oro…

Si può così investire di più sulla qualità del filtro, magari permettendosi quello della marca della propria fotocamera (solitamente al di sopra di ogni sospetto come qualità, ma caro), oppure quello prodotto dalle blasonate e storiche aziende tedesche e giapponesi (di ottima qualità e altrettanto caro).
Il rovescio della medaglia è che quando si cambia ottica si deve anche smontare il filtro e rimontarlo sull’altro obiettivo, aggiungendo, togliendo o sostituendo l’anello di raccordo. Un comportamento non proprio da reporter d’assalto…

Bisogna poi avere l’accortezza di non sporcare il filtro e l’obiettivo, non rigarli, non farli cadere. Cosa che, in giro per il mondo, fra la folla, con la fretta di seguire consorti e amici non sempre è facile e sicuro.
L’altro inconveniente è che i filetti dei raccordi, se non sono di buona qualità tendono a logorarsi e quindi a spanarsi, con il rischio di bloccarsi.
Lo stesso problema, il blocco di filtro e raccordo, si verifica quando li si avvitano assieme e poi varia la temperatura, con conseguente dilatazione/contrazione del metallo.
Anche usando il polarizzatore c’è lo stesso rischio: a furia di girare il filtro (dalla parte dell’avvitamento) per trovare il miglior effetto, anche la filettatura del filtro risente del movimento e si stringe sempre più, spesso si blocca.
Diventa poi difficile agire sulla esigua superficie laterale della montatura del filtro per fare una buona presa e svitarlo. Ci si aiuta in questo caso con un paio di guanti in lattice, oppure dei semplici guanti da cucina, che non ci si deve dimenticare di avere sempre con se. Pesano poco e servono comunque, perchè lo stesso problema c’è anche solo avvitando il filtro polarizzatore, o qualsiasi altro, direttamente alla filettatura della montatura frontale dell’obiettivo.

 

 

 

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