Usiamo i grandangolari

Dopo aver descritto nei precedenti articoli un corredo completo e poco ingombrante adatto al camperista, seguito da altri due in cui se ne vedono le caratteristiche in dettaglio e si impara ad usare i teleobiettivi, ora è la volta di mettere mano ai grandangolari.


Trieste, la Stazione Marittima vista dalla Riva Tre Novembre alla base del Molo Audace. 18mm DX (27mm FX) f/5.6 T=1/25s ISO 3200, a mano libera alle 19:15 di un giorno ai primi di aprile.

Diciamolo subito: più una focale è corta e più difficile è da usare, poi vediamo perchè…
Le corte focali si dividono in:
- grandangolari: da 15mm a 25mm per DX e da 24mm a 35mm per FX
- ultra-grandangolari: inferiore a 15mm per DX e 24mm per FX fino a un minimo di 10mm DX e 14mm per FX , sotto ci sono i Fish-eye

Per tutti valgono le seguenti considerazioni:
- inquadrano un ampio angolo di campo (lo dice il nome): in tanto spazio ci stanno tanti soggetti, quindi verranno piccoli nella foto
- creano una forte prospettiva e basta inclinare anche di poco la macchina per deformare tutto
- tanti soggetti piccoli vogliono dire confusione: l’occhio non sa dove guardare, non ha un soggetto principale

Scuol, CH. 18mm DX (27mm FX), f/11 T=1/500 ISO=200. Immagine descrittiva, non molto d'effetto. Anche se la macchina è poco inclinata si notano le linee convergenti dei palazzi dovuti alla esaltazione della prospettiva, tipica delle corte focali.

Vediamo in dettaglio le diverse categorie.
Il medio grandangolare o grandangolare leggero 24mm DX o 35mm FX
E' una delle ottiche più usate di sempre.
E’ l’obiettivo preferito da molti fotografi da strada, quelli che scattano al volo, magari senza neanche inquadrare. Ha una caratteristica importante: inquadra quello che il nostro cervello vede “a colpo d’occhio”, la zona di visione stereo o poco più (per approfondire leggete questo eXperience dove si parla di visione stereo).
Con un po’ di allenamento si può tenere la macchina al collo, appoggiata al corpo, scattando senza mirare e fidando che quello che si sta guardando verrà più o meno tutto inquadrato. Con il “normale” con ci si riesce, il “35” (35mm FX, 24mm DX) è giusto quel poco più corto che serve.

f

Trieste, Piazza Unità d'Italia vista dal Molo Audace. 25mm DX (37mm FX) f/5.6 T=1/50s ISO 12800, a mano libera alle 19:00 di un giorno ai primi di aprile.

Va anche bene per fare foto di gruppo: si inquadrano bene tre persone senza allontanarsi troppo. Se invece ci si allontana un poco, una o più persone si possono inserire bene nel panorama senza riprodurle troppo piccole, come avviene con le focali più corte.

I grandangolari veri e propri: dal 15mm al 20mm per DX e dal 24mm al 28mm per FX
La prima regola per usarli bene è che bisogna tenere il più possibile la macchina “in bolla”: significa che il piano del sensore deve essere perpendicolare al terreno con una precisione tanto maggiore quanto più è corta la focale.

Scuol, CH. 28mm DX (42mm FX), f/11 T=1/640 ISO=200. Immagine sbagliata: la macchina non è in bolla con il terreno, produce un effetto "un po' storto ma non troppo". Inoltre è un po' inclinata verso l'alto e le case sembrano "cadere indietro".

Seconda regola: se il soggetto ha linee geometriche ci si deve rapportare con precisione millimetrica. Ciò significa che se fotografate frontalmente la facciata di un palazzo con porte e finestre, dovete mantenere il piano del sensore ben parallelo alla facciata del palazzo. Anche solo una frazione di grado di inclinazione vi rovina l’immagine.

Scuol, CH. 18mm DX (27mm FX), f/11 T=1/15s ISO=100.
I grandangolari in architettura sono infidi, spesso deformano anche se non si vuole. Quest'immagine, ad esempio, appare storta ma in in questo caso è il soggetto a creare l'effetto: il selciato leggermente in discesa, i muri decorati. Sembra tutto storto, anche se non lo è, come si vede sovrapponendo una griglia all'immagine.

Digressione.
Ai tempi in cui iniziai a fotografare io ero un povero ragazzo e non scrivevo ancora per i giornali. Si usava la pellicola ma, soprattutto, Photoshop™ non esisteva. Quindi niente possibilità di raddrizzare a posteriori le linee storte in foto di architettura, come si può fare adesso. Anche se raddrizzare a posteriori non è la stessa cosa, ma questa è un’altra storia.

Scuol, CH. 34mm DX (51mm FX), f/11 T=1/100s ISO=200. Usando il normale è facile mantenere la macchina in bolla; tuttavia si fotografa solo una parte della piazza.

Scuol, CH. 20mm DX (30mm FX), f/11 T=1/160s ISO=200. Un grandangolare permette di rendere bene tutta la piazza, tuttavia basta non essere con la macchina in bolla che tutto appare storto come nell'immagine precedente. La seguente è stata corretta in post produzione raddrizzando le linee e correggendo la prospettiva con l'apposita funzione di trasformazione.

Morale: se imparate a usare bene i grandangolari ne guadagna sicuramente la vostra capacità fotografica e, soprattutto, non perdete tempo a fare in postproduzione ciò che si può fare in pochi secondi in ripresa.
Regola d’oro questa, che val la pena di ricordare:
non fare al computer quel che puoi fare con la fotocamera.
Fine della digressione, torniamo a noi.

Un’altra regola base è che con il grandangolare BISOGNA AVVICINARSI.
Le corte focali sono preferite dai fotografi che vogliono portare il pubblico a stretto contatto del soggetto, creando inquadrature coinvolgenti, esasperate.
I reporter che usano il 20mm FX (15mm DX) fanno foto d’effetto, necessariamente si trovano “dentro all’azione”.
Ma se non siete reporter, come il sottoscritto, potete usarli nell’architettura, nel paesaggio, negli interni, nella street photography (che di fatto è reportage e siamo di nuovo al punto di partenza…).

Circa le focali inferiori al 28mm FX o 18mm DX, la prima cosa da imparare è questa: o li si usa “in bolla” o si inclina proprio la macchina, senza mezze misure.
Gli ultra-grandangolari poi sono decisamente per cuori forti: a meno di non fare foto insignificanti ci si deve trovare proprio vicini al soggetto, molto vicini… fino ad essere indiscreti e fastidiosi se si tratta di persone.
Però è necessario imparare a vedere tutta l’inquadratura, a controllare sempre gli angoli del fotogramma. Non ci devono essere zone vuote, mai!

Scuol, CH. 15mm DX (22mm FX), f/11 T=1/50s ISO=100. Non ci siamo... la parte sinistra del fotogramma è vuota, a destra compaiono dei legni colorati che distolgono l'attenzione, il primo piano non "buca lo schermo". Si può fare di meglio.

Scegliete il vostro soggetto, avvicinatevi fino a stargli appiccicati addosso, escludete quello che non è necessario.
Poi avvicinatevi ancora (sarete sicuramente ancora troppo lontani) e scattate…

Scuol, CH, Solsass una delle 20 fontane da cui sgorga acqua minerale, a disposizione di tutti. Sono tutte di gusto diverso, questa in particolare è piacevolmente gassata. 14mm DX (21mm FX), f/11 T=1/25s ISO=100.

Riassumendo.
Se riguardando la foto notate una delle seguenti cose:
- il primo piano è desolatamente vuoto
- il soggetto principale c’è ma verrebbe meglio tagliando un po’ di inquadratura, “croppando”
- l’occhio si perde, non trova qualcosa che “buca lo schermo”
- il tutto appare un po’ storto ma non troppo, quasi diritto ma non lo è
significa che non avete “spremuto” tutto dall’obiettivo e… da voi stessi.
Potete fare di meglio la prossima volta: avvicinatevi ancora, imparate a non focalizzarvi sul soggetto ma su tutto il campo, sul rettangolo della foto intera.
Se avvicinandovi al soggetto questo si sposta verso i bordi, verso il basso o l’alto, dovete stargli addosso: inclinate la macchina di brutto, andategli sopra o sotto, deformatelo (non in senso fisico, non dovete pigliarlo a mazzate… è solo una foto).

Scuol, CH. 14mm DX (21mm FX), f/11 T=1/50s ISO=100.

Scuol, CH. 10mm DX (15mm FX), f/11 T=1/40s ISO=100.

Secondo la filosofia del Kyudo (arco asimmetrico giapponese) il tiro perfetto è quello in cui la freccia si scocca da sola, nel momento in cui l’arciere è tutt’uno con il bersaglio.
Quando sarete tutt’uno con il vostro soggetto, perchè la focale ultra-corta vi ha portato a fondervi con esso, allora la foto si scatterà da sola…
Buona luce a tutti…